Storia del Dipartimento di Chimica

La Facoltà di Scienze dell’Università di Torino fu fondata nel 1848, nulla di rilevante avvenne nel Gabinetto di Chimica Generale fino alla costruzione dell’Istituto della Città delle Scienze che tutt’ora ospita il Dipartimento (in Via Pietro Giuria 7, ma l’ingresso originale era da via Giorgio Bidone 36). 

La costruzione degli Istituti scientifici fu avviata nel 1886, dopo una tenace caccia ai fondi necessari, l’Istituto di Chimica venne consegnato nel 1894 ma solo nel 1900 ne vennero completati gli arredi ed entrò in attività. 

Non poteva celebrarsi meglio l’avvio del rettorato di Michele Fileti, che tenne la cattedra di Chimica torinese dal 1881 al 1914 e curò che i laboratori fossero all’avanguardia. Fileti proveniva dalla scuola di Stanislao Cannizzaro e fondò la prima scuola di chimica dell’Istituto degna di nota (nel campo della Chimica Organica): fra i suoi molti allievi il più celebre fu Luigi Casale che mise a punto un sistema di sintesi industriale dall’ammoniaca diffuso in tutto il mondo. 


Michele Fileti
Laboratorio di 'preparazioni organiche', 1902
Annuario della R. Università di Torino 1900-1901
Frontespizio di un volume dell'Enciclopedia di Guareschi
Giacomo Ponzio

Altrettanto degna di nota è la figura di Icilio Guareschi, titolare dal 1879 al 1918 della cattedra di Chimica Farmaceutica, che appartenne alla Facoltà di Scienze fino alla fondazione della Facoltà di Farmacia, nel 1932. Guareschi curò l’avvio e la pubblicazione dei primi dieci volumi della colossale Nuova Enciclopedia di chimica scientifica, tecnologica ed industriale, edita dalla UTET, fu inoltre storico della scienza di fama internazionale e uomo di vasta cultura, gli è intitolata la Biblioteca dell’adiacente Istituto di Chimica Farmaceutica. La Biblioteca dell’Istituto Chimico è invece intitolata al successore di Fileti, Giacomo Ponzio, che tenne (senza grandi slanci ma con grande determinazione sperimentale e accademica) la cattedra di Chimica Generale e inorganica dal 1915 al 1941. Nel 1942 il panorama si allargò decisamente con l’arrivo di Antonio Nasini, studioso di formazione articolata (fu anche assistente di Giulio Natta), che introdusse in Piemonte la chimica macromolecolare e l’apertura verso la comunità scientifica internazionale e il mondo dell’industria. Subito dopo, nel 1948, Mario Milone ebbe la prima cattedra di Chimica fisica dell’Istituto. Milone era allievo di Ponzio ma scelse saggiamente un respiro più ampio: periodi di studio all’estero, fra gli altri con William Henry Bragg, gli permisero di portare a Torino tecniche di caratterizzazione strumentale avanzate come la strutturistica mediante raggi X.

Il salone aulico della biblioteca Ponzio

Nello stesso 1948 ottenne finalmente la cattedra di Chimica Organica Industriale Michele Giua. Giua aveva superato il concorso nel lontano 1922 ma le sue idee politiche progressiste e socialiste lo tennero ai margini della vita accademica. Nel 1933 si rifiutò di prendere la tessera del Partito Nazionale Fascista e dovette abbandonare l’Istituto. Arrestato due anni più tardi ne trascorse ben otto in carcere, memorie e riflessioni si trovano in Ricordi di un ex-detenuto politico. Giua fu membro della Consulta, dell’Assemblea Costituente e senatore per due legislature, nella sua vasta produzione editoriale vanno per lo meno ricordati il Dizionario di Chimica generale e industriale e il Trattato di Chimica Industriale, curati per la UTET, nonché gli approfonditi lavori di storia della chimica. 

Frontespizio dei Ricordi di Giua

Michele Giua in laboratorio

Il più celebre laureato del nostro Istituto è senza dubbio Primo Levi, che ha brillantemente descritto la vita nei laboratori didattici durante gli anni ingloriosi delle leggi razziali in diverse parti della propria produzione letteraria ed in particolare ne Il sistema periodico. Recentemente l’Aula Magna dell’Istituto gli è stata intitolata.


Fuori delle mura dell’Istituto Chimico era notte, la notte dell’Europa [...] Ma dentro quelle spesse mura la notte non penetrava; la stessa censura fascista, capolavoro del regime, ci teneva separati dal mondo, in un bianco limbo di anestesia. Una trentina di noi avevano superato il severo sbarramento dei primi esami ed erano stati ammessi al laboratorio di Analisi Qualitativa del II anno. Eravamo entrati nella vasta sala affumicata e buia come chi, entrando nella casa di Dio, riflette ai suoi passi.

Primo Levi, Il sistema periodico, Einaudi, Torino, 1975, Ferro


Nei decenni successivi le competenze continuarono a moltiplicarsi e così gli Istituti, che raggiunsero il considerevole  numero di otto, per poi condensare in tre Dipartimenti nella seconda metà degli anni Ottanta (Dipartimento di Chimica Analitica, Dipartimento di Chimica Generale ed Organica Applicata, Dipartimento di Chimica Inorganica, Chimica Fisica e Chimica dei Materiali), e riunirsi infine nell’attuale unico Dipartimento di Chimica, nel 2012.

La maggior parte delle informazioni è tratta dal lavoro di Luigi Cerruti, erede indiretto della passione e del rigore storico di Guareschi, Selmi, Giua. I lettori interessati ad approfondire possono leggere il capitolo ‘Chimica’ in La facoltà di Scienze Matematiche Fisiche Naturali di Torino 1848-1998, Torino: Deputazione subalpina di storia patria, 1999, a cura di Clara Silvia Roero, vol I, pp. 167-184.


Francesca Turco